Analisi metrico-musicale di
"Pat, la ragazza del baseball"


Il primo verso di una canzone ha sempre avuto un significato particolare; se oggi diciamo "Quella sua maglietta fina", non esiste un under 60 che non sappia a cosa ci si stia riferendo. Se poi passiamo a "Penso che un sogno così..." chiunque sa finire la frase. Stiamo parlando di due pezzi che sono ritenuti praticamente all'unanimità le due più grandi canzoni italiane di tutti i tempi, ma il primo verso rimane da sempre impresso, un po' come i poeti che titolavano i propri sonetti col primo verso. O forse non li titolavano affatto, perché era già il primo verso a dire tutto. E' chiaro che il ritornello è la fase che per prima balza alla memoria, ma ad uno sguardo critico il primo verso dice qualcosa di più, perchè costituisce una citazione, prendendo il discorso dall'inizio e non a metà come avviene col ritornello. Un vero intenditore di cartoni animati non può restare indifferente al verso "Tu giochi a baseball, sei un potente lanciatore" e probabilmente te lo canta immediatamente. "Tu giochi a baseball, sei un potente lanciatore" è una frase storica, è quasi un pezzo della letteratura italiana del '900; ma perchè una simile portata?
Di per se l'aria è estremamente semplice: quattro battute, di cui le prime tre (fino al -to- di "lanciatore") sono quartine identiche di crome, di grado 1-2-3-1, quindi 3 su 4 in gradi stabili, che conferiscono un senso di pacatezza, come se la cantante volesse prendersi la giusta calma per raccontare la storia di questa Pat, rivolgendosi proprio a lei. La quarta battuta invece è caratterizzata dalla dominante (il -re di "lanciatore") posta al centro di essa, che pur scendendo notevolmente, tiene in sospeso il discorso, versando sulla frase quel cucchiaino di tensione necessaria a ingenerarti per un fatidico secondo (tanto dura la pausa in fondo alla battuta) il desiderio che il discorso vada avanti, perchè la sorte di questo lanciatore già ti intriga alquanto. La nota scende e la tensione sale, bilanciamento quasi perfetto che catalizza tutta la nostra attenzione senza che ce ne rendiamo conto. La voce di Alessandra perfettamente si sposa ma l'assistente con questa atmosfera e forse questo verso è così importante perchè suona un po' come una dedica a lei stessa o come l'inizio di un qualcosa di indimenticabile che lei, con la sua magnifica voce, ci ha voluto lasciare.
I due versi successivi sono strutturati in modo identico, con tre soli cambiamenti, graduali, che portano il discorso al culmine, nell'attesa del quarto verso. La climax parte dal testo, in cui il "potente lanciatore" diventa prima un potenziale "talento" e poi si rivela un "portento". Musicalmente la formula si traduce nell'innalzarsi progressivo della croma al centro della quarta ed ultima battuta, che nel secondo verso cresce di un tono, arrivando al sesto grado accrescendo ancora la voglia che il discorso prosegua, dopodichè nel terzo verso ritorna alla dominante, ma di un'ottava superiore a quella del primo verso. Per poterla raggiungere, ecco l'ultima nota della terza battuta (-ten-) alzarsi fino alla sopradominante, per poter poi adagiare con dolcezza sulla dominante il -to finale.
Il quarto verso rompe l'attesa e si presenta con un'agogica esattamente uguale agli altri tre versi nelle prime tre battute, mentre la quarta, stavolta vuota, è solo uno spazio per far decadere la nota finale della terza. Stessa agogica, ma pacatezza ancora maggiore, perchè si sente subito che siamo in chiusura di strofa, quindi il discorso oscilla con andamento sinusoidale fra le due note di riposo: MI bemolle (1° grado) e il SOL (3° grado), per poi spegnersi sulla prima. Il concetto è molto semplice: solo con l'innesto di questo "portento" la squadra può avere chance, e c'è poco da divagarci attorno. Proprio come fa il motivo. L'aria della seconda strofa è uguale alla prima, tranne che per l'innesto alla fine di una nota, fondamentale, che vedremo dopo. Nei primi due versi viene esaltato il connubio fra le doti atletiche di Pat e la sua grinta, che si sente a pelle pulsare come il suo cuore. Poi invece, ecco la grana irrompere in un'atmosfera di esaltazione che ci aveva accompagnato per 32 magnifici secondi: c'è un ostacolo, è il re-go-la-me-en-to, ed è tutto un crescendo di toni ogni sillaba che passa. La dominante in fondo al terzo verso sembra proprio chiedere: "ma cosa prevede questo regolamento?..". Semplice: le donne non possono giocare. E qui la scelta melodica è eccezionale, perchè entra in gioco l'innesto della nota accennata prima: un FA (2° grado), che rialza la testa dalla tonica di rassegnazione in cui sembrava per un attimo di essersi arenati; questo FA sembra voler dire, con grinta ma con eleganza, che la storia non finisce proprio qua. Ed eccoci all'acmé della canzone: il ritornello, che è rimasto stampato nella mente di chiunque l'abbia solo sentito di sfuggita. Testualmente dice pochino: è soltanto un'incitazione a Pat affinchè con la propria volontà assecondi la luna, che sembra voler indirizzare la fortuna proprio a suo favore. Se il ritornello, dal punto di vista testuale, dice poco, dal punto di vista musicale esso è semplicemente un capolavoro, forse uno dei massimi livelli a cui è arrivata la musica pop italiana.
L'esordio sprigiona subito grande energia, con due vocativi rivolti alla protagonista, due note: una tonica e una dominante che suonano come il lancio orizzontale della palla (la tonica del primo "pat") e la respinta verso l'alto del battitore (la dominante del secondo). Da notare come la nota del "lancio" sia lunga 1/2 e quella della "ribattuta" sia lunga 1/4. Poi viene quello che secondo me è il verso meglio riuscito dal punto di vista melodico: il "ragazza del baseball". Sono le sei note che si scolpiscono più di tutte nella mente di chi ascolta. Questo "ragazza del baseball" è uno slancio in avanti, uno sguardo che si proietta verso un futuro migliore oppure la semplice ammissione di essere al cospetto di un fenomeno. E' un qualcosa di estremamente emozionante, che rappresenta il culmine della tensione che via via sale sin dall'inizio della canzone, infatti il seguito del ritornello è un ritorno, seppur ondulatorio, verso il riposo e l'equilibrio iniziale. A rendere "ragazza del baseball" così è anche il grado delle note che lo compongono, dove il minimo e precario riposo è costituito dalla prima e penultima nota, entrambe di terzo grado. Questo verso, grazie alla sua struttura, con 4 crome consecutive praticamente identiche, potrebbe anche essere visto come lo scatto in avanti del giocatore che ha appena ribattuto, con l'arresto sulla base nell'ultima nota.
Il resto del ritornello è un'evoluzione verso l'alto, passando per accordi di settima che danno enfasi al discorso e pure un piccolo senso di etereità. Il concetto di fare fortuna è forse il pezzo meno reale della canzone e infatti poggia su di un accordo di settima che dona al discorso quel pizzico di esasperazione. Quando il motivo arriva finalmente alla "Luna", si nota come esso abbia assunto per pochi secondi una connotazione in un certo senso vertiginosa, come se per un attimo si guardasse il mondo da lassù.
Per famosi che siano, i due versi "Ride anche la Luna/ Ridi pure tu", per me rappresentano l'unico neo di questa canzone; io non ce li avrei messi, perchè non suonano granchè (il primo addiritura è solo una semplice sparatoria di toniche) e non edificano nemmeno il duo Monica/Steffi che li cantano interrompendo bruscamente il coro del ritornello. L'effetto però è talmente incisivo da connotare l'intera canzone e credo di non dire una castroneria ritenendolo il distico più rappresentativo di tutta la musica delle Mele Verdi.
Il ritornello si ripete due volte: la prima chiude sul "tu" di "ridi pure tu", guarda caso di secondo grado e guarda caso messo lì a tenere in corsa l'argomento; la seconda chiude col "fa" di "vincere ti fa", che chiude una sorta di primo tempo in modo compiuto ed equilibrato. Un primo tempo che Pat ha già chiuso in vantaggio.
Se nel primo tempo Pat è passata in vantaggio, nel secondo dilaga. La tonalità si è alzata di uno e siamo quindi in FA maggiore, vi è una prima strofa in cui la cantante vorrebbe essere come Pat ed una seconda strofa che chiude la celebrazione di questa campionessa.
Queste due strofe racchiudono in se il senso dell'intera canzone: il campo è verde ed il sole è giallo. E' il campo dove la piccola cantante vorrebbe essere, che in un senso più ampio rappresenta un mondo sereno e trasparente, fatto di persone leali che portano sugli scudi solo coraggio e volontà. Anche qui si nota come l'animo sia proiettato in avanti, verso un mondo che vorremmo, ma che non c'è. Il solo pensiero che a cantare e guardare in avanti verso un mondo migliore sia chi sappiamo, mi stringe il cuore e mi dà il groppo alla gola. Secondo me è impossibile assaporare veramente la seconda parte di questa canzone senza commuoversi. Se nella prima metà della canzone avevamo visto che il ritornello iniziava dopo un FA che sembrava voler dire "non finisce qui", stavolta il FA non cè e la tonica (MI bemolle) chiude la strofa, come fossimo proprio in un'altra dimensione, ove Pat è ormai sicura dei suoi mezzi e dove il passaggio strofa-ritornello è un tonica-tonica, praticamente la celebrazione di una campionessa che sembra ormai portata in trionfo.
Questa sigla non solo è un inno allo sport ed un esaltazione dei principali valori di una sana attività agonistica, ma è anche una sorta di manifesto per chi crede che non ci sia solo il mondo che vediamo quotidianamente attorno a noi, ma crede che ciascuno di noi possa trovare un angolo, anche piccolo, ove sviluppare liberamente la realizzazione di sè. La cantante vorrebbe trovarsi in mezzo a un campo dopo le fatiche della scuola, ma questo campo è qualcosa di più: è un posto dove tutti noi vorremmo ritrovarci per lanciare via lontano i nostri pensieri, le nostre insoddisfazioni e ribattere in un lampo tutto ciò che ci assilla; un posto dove tutti saremmo uguali ma ci sentiremmo tutti finalmente realizzati per gli sforzi che quotidianamente affrontiamo.
Anche fuori da questo campo dobbiamo pur sempre correre, forse anche di più, ma non per inseguire una palla, bensì perchè ci sono una gazzella o un leone che potrebbero correre più di noi.
Marco Repetti